
“Mi spiace solo che debbano cessare le loro giovani vite ora.” Mi disperai.
“No, vedrai, non succederà.” Rispose mio suocero cercando di mostrarsi convinto.
Continuavo a guardare i miei gemelli così piccoli e innocenti e i miei familiari. Quella situazione assurda e spietata. Avevamo deciso di passare tutti assieme quell’ultima notte. I miei genitori , i miei suoceri.
Elena, la madre di mia moglie, mi mostrò con riservo un paio di siringhe avvolte in un tovagliolino di carta.
“Letale e indolore” mi disse in tono asettico mentre fissava il pavimento.
Io non avevo ancora deciso, non riuscivo a decidere per i miei figli.
Molta gente si era organizzata come meglio aveva potuto, chi veleno, chi pistole, i meno forti ( o forse i più fortunati ) avevano già lasciato questo mondo in anticipo, senza aspettare, gesti disperati dettati dalla paura. Intere famiglie avevano optato per una dipartita intima e simultanea.
Uscii in veranda per fumare una sigaretta e prendere un po’ d’aria fresca.
Tutto attorno era il caos. Colonne di macchine , molte delle quali abbandonate con gli sportelli aperti, occupavano ogni centimetro di asfalto. Gente riversa in strada vagante, senza meta. Ogni tanto si avvertiva uno sparo accompagnato da un tonfo secco e da cervella che si appiccicavano da qualche parte.
Anche se era notte fonda il cielo era bianco e luminoso.
Matteo , mio padre, mi raggiunse fuori. Mi posò una mano sulla spalla e mi strinse a se con forza e intensità, senza dire nulla mi ricordò quanto mi amasse e quanto fosse orgoglioso di me. Provai a scoppiare in un pianto ma arginai le lacrime agli occhi e li chiusi saziandomi di quel momento di puro amore.
“Dicono che sarà come l’esplosione di un milione di bombe atomiche simultaneamente. Un impatto terribile che spazzerà via qualsiasi cosa . Si prosciugheranno gli oceani e l’onda d’urto solleverà per chilometri al cielo una tale quantità di polvere e detriti da non permettere ai raggi del sole di arrivare su quello che resterà del nostro pianeta.Bisbigliai a mio padre.
“ È terribile” fu la sua telegrafica risposta.
Guardai in direzione della cucina. Mia madre immobile , mia moglie con in braccio uno dei gemelli addormentato gli bagnava dolcemente la testa con le sue lacrime. Era tutto così irreale, malato. Era davvero la fine dell’umanità?