
Cari amici come ormai avrete capito, nella mia lunga carriera, mi è capitato di incontrare persone di ogni tipo e di vivere avventure di ogni genere.
Quello che sto per raccontarvi è sicuramente l’incontro più singolare e l’avventura più straordinaria che mi sia mai capitata.
Qualcosa di epico nel senso più stretto della parola.
Una mattina di Novembre, di qualche anno fa, stavo rientrando dal servizio. Saranno state le sei e mezza quando ho notato, sul bordo della strada, un uomo dai capelli lunghi seduto che si teneva le ginocchia in evidente stato confusionale.
Aveva lo sguardo vitreo proiettato nel vuoto. Dondolava vistosamente avanti e indietro e sembrava farfugliare qualcosa.
Ho pensato bene di fermarmi per prestare soccorso.
Non ho avvertito sensazioni negative e mi sono avvicinato in tutta tranquillità.
Arrivato vicino un forte tanfo di alcool mi nauseò all’istante e mi fece quasi desistere dal dare una mano a quel tizio, etichettandolo come un barbone alcolizzato.
Non si era nemmeno accorto della mia presenza. Biascicava delle parole senza senso che non assomigliavano a nessuna lingua.
Provai ad attirare la sua attenzione urlando nella sua direzione, ma questi non sembrava accorgersi di me.
Rimasi qualche istante a fissarlo a pochi metri di distanza, mi accesi una sigaretta e fu in quell’istante che una macchina, sfrecciando a una velocità folle, quasi non lo investi’.
Dovevo almeno spostarlo e, visto che non aveva intenzione di collaborare, usai le maniere forti. Lo afferrai di peso e lo trascinai oltre la carreggiata, lateralmente, su un tratto erboso.
L’uomo mi rivolse lo sguardo senza guardarmi e tornò a fissare davanti a sé. Continuando a farfugliare, si trascinò nuovamente nello stesso punto in cui lo avevo trovato.
Imprecai ad alta voce e mi chiesi se ne valesse veramente la pena perdere tempo con quell’individuo ridotto in quello stato.
Provai un ultima volta a metterlo in un punto più sicuro.
Appena lo afferrai fui investito da una strana sensazione di pace interiore e di condizione extracorporea. Fu come abbandonare il mio corpo ed essere proiettato in paradiso. Non riesco a trovare le parole esatte per descrivere quello stato di assoluta pace dell’anima che provavo in quel momento.
Il suono potente e prolungato del clacson di un grosso autocarro che puntava
verso di noi mi destò da quello stato ascetico e, di istinto, mi buttai all’indietro trascinando con me l’uomo per evitare di venire investiti dal camion.
Come se nulla fosse quel pazzo ubriaco tornò a sedersi sulla strada, fu a quel punto che preso dalla disperazione aprii lo sportello posteriore del taxi e lo caricai all’interno.
Erano ormai le sette passate e la stanchezza di fine turno cominciava a pesarmi.
In un impeto di follia decisi di portare a casa quel povero Cristo, non sarei riuscito a prendere sonno sapendo che quell’uomo rischiava di venire ucciso se fosse rimasto seduto in quel punto.
Durante il tragitto si addormentò come un bambino russando rumorosamente mentre il tanfo dell’alcol impregnava l’ abitacolo.
Arrivati a casa riuscii a sistemarlo alla meno peggio sul divano. Il suo tasso alcolico doveva essere molto alto pensai. Dormiva profondamente.
Lo lasciai riposare e andai finalmente a letto stanco morto.
Mi svegliai verso l’una e mezza del pomeriggio accolto da un piacevole torpore. Subito mi tornò in mente quello che era successo poche ore prima e mi recai in soggiorno convinto di trovare il mio ospite ancora addormentato.
Con mia grande sorpresa, invece, lo trovai sveglio e particolarmente attivo. Aveva perfino acceso la stufa e sistemato la fodera del divano sul quale aveva dormito.
«Buongiorno!» mi accolse l’uomo.
«Buongiorno!» risposi sorpreso di vederlo in gran forma.
«La ringrazio per avermi ospitato, dovevo essere veramente ridotto male per non ricordare quasi niente!» Continuò.
«Beh diciamo che ha rischiato la vita un paio di volte!» gli risposi. «Si sente bene? Era ubriaco fradicio!» continuai.
«Oh si! Benissimo! Non ho mai retto l’alcool! Devo smetterla di bere!»
Ad osservarlo meglio sembrava molto più grosso di come mi era parso quella mattina e più lo guardavo e meno riuscivo a stabilire quanti anni avesse.
«Mi chiamo Achille» mi disse porgendomi la mano.
«Mario» gli risposi. «Hai fame?» gli domandai.
«Non vorrei recarle ulteriore disturbo» rispose educatamente.
«Nessun disturbo, sono anni che faccio colazione da solo, un po’ di compagnia non mi dispiace. Vanno bene due uova? »
Aggiunsi un paio di fettine di bacon mentre il rumore dell’olio caldo che scoppiettava dava il ritmo ai nostri pensieri. Impiattai le uova e le portai a tavola assieme a qualche fetta di pane bianco brustolito sulla padella.
Trangugiai la mia colazione mentre il mio ospite sembrava non avere un grande appetito, forse per via degli effetti del dopo sbornia.
Finita la colazione preparai il caffe’. Achille lo mandò giù di gusto lasciando intendere di averlo apprezzato particolarmente.
Accesi una sigaretta, ne offrii una al mio commensale che rifiutò garbatamente. « Come mai ti trovavi in quelle condizioni stamattina? » chiesi con affettuoso interesse.
« Non reggo l’alcool e non bevo quasi mai, ma volevo festeggiare e ho bevuto qualche bicchierino di troppo.»
«E cosa avevi di tanto importante da festeggiare?» chiesi scansando con la mano una grossa nuvola di fumo che si era messa in mezzo a noi.
« Dopo anni di ricerca sono venuto a capo di un enigma che mi ha dato il tormento» rispose.
«Mi affascinano gli enigmi, di cosa si tratta?»
«Senza volere entrare troppo nello specifico sono riuscito finalmente a trovare delle coordinate»
«Delle coordinate? Adesso sono ancora più incuriosito di prima» gli dissi grattandomi il mento.
«E’ una storia troppo lunga e complicata per essere spiegata in poco tempo; oltre al fatto che rischierei di essere frainteso e preso per pazzo.»
« Si vede che non hai mai guidato un taxi ! Hai idea di quante storie incredibili mi è capitato di aver sentito e vissuto?» Incalzai.
« Immagino! Anche l’aver portato in casa un perfetto sconosciuto denota una certa forma di pazzia! A pensarci bene non so chi tra noi due sia più pazzo! Ahahahah !»
Scoppiò in una fragorosa risata. « Mi hai salvato la vita e credo sia doveroso da parte mia raccontarti tutta la verità. Sarai libero di crederci o meno, giudicherai tu stesso quando avrai abbastanza elementi per esprimere un giudizio.
Sono un appassionato di storia antica, ho sempre avuto il pallino per le civiltà del passato, egizi, greci, babilonesi, indiani, cinesi, maya, inca. Curiosità riguardo la loro dedizione all’astronomia, allo studio delle stelle, dei pianeti. Volevo capire perché in tutte le civiltà del passato gli dei provenissero dal cielo e perché tutti aspettassero il loro ritorno quasi si trattasse di una certezza.
Continuando a indagare ho scoperto tante cose strane. Oggetti fuori posto ovvero elementi moderni in epoche troppo remote. Hai mai sentito parlare dell’Uccello di Saqqara? O dei monili d’oro precolombiani? Sono artefatti che dovrebbero rappresentare uccelli , ma chi potrebbe giurare di non vedere invece aerei? O ancora sculture rappresentanti uomini in tute spaziali molto dettagliate.
Più mi interessavo a queste meraviglie e più mi convincevo che il nostro pianeta doveva essere stato visitato in passato da altre civiltà. Esseri tecnologicamente più sviluppati di noi in grado di viaggiare nello spazio attraverso le galassie.
Ho sviluppato una mia teoria a riguardo.
Ho identificato questa civiltà di viaggiatori spaziali e capito il loro scopo.
Come possiamo pretendere di essere l’ unica specie vivente intelligente in tutto l’ universo? Non è forse peccare di presunzione?
Io stesso sono un essere anomalo e potrei far vacillare dalle sue convinzioni il più grande scienziato»
«E in che modo ? » chiesi ad Achille tra l’incredulo e l’estremamente interessato.
« Secondo te quanti anni ho?» mi chiese a bruciapelo?
«Cinquanta? Cinquantacinque?» provai a indovinare.
«No Mario. Io stesso fatico a tenere il conto! Sono nato ancora prima che fosse stata scoperta l’ America, attorno al 1453, anno più anno meno.
Sono un immortale, uno dei pochi rimasti. Teoricamente posso morire, per un incidente o qualsiasi avvenimento esterno che comprometta le mie funzioni vitali, ma non per vecchiaia. Sono immune a qualsiasi malattia, virus o batterio. I miei organi non invecchiano e non si deteriorano. Hanno raggiunto il loro massimo grado di sviluppo e salute e tali sono rimasti nei secoli. Non sono soggetto alla fame o alla sete, non ho bisogno di nutrirmi per sopravvivere.
Purtroppo non sono in grado di avere figli, sono sterile e quindi non posso procreare esseri come me. Ho incontrato nel corso della mia vita altre persone immortali con le mie stesse caratteristiche . Molte sono comunque morte disgraziatamente. Io sono stato molto fortunato. Ho partecipato a guerre e sono sopravvissuto a molte catastrofi. Come potrai immaginare di tempo per studiare i fenomeni di cui ti parlavo prima ne ho avuto parecchio.»
Nonostante avesse continuato a parlare mi ero fermato ad ascoltare alla parola immortale. Achille era un pazzo scatenato o era veramente chi sosteneva di essere?
Credergli mi risultava difficile ma a conti fatti anche io sono “speciale”. Certo non allo stesso modo ma sono comunque portatore di un dono particolare.
Posso vedere e parlare con i morti, vedere attraverso di loro, toccare un oggetto e sentire la sua storia. Alla luce di tutto ciò che diritto avevo di non credere alle sue parole?
« Quale civiltà secondo la tua teoria è venuta in contatto con la nostra?» chiesi senza scompormi per le sue rivelazioni, interrompendo il suo monologo.
« I Cartomanti » mi rispose secco. « Una civiltà aliena che da millenni si occupa di mappare gli stargate presenti nell’universo.
Uno stargate è una porta che conduce da una dimensione all’altra.
Le dimensioni sono legate ai pianeti ai quali appartengono e sono soggette ai moti dei pianeti stessi. Questi passaggi interdimensionali si trovano nel cielo.
Ogni volta che i moti planetari di due pianeti si trovano nello stesso punto la stargate si apre e permette il passaggio quasi immediato tra una dimensione e l’altra annullando le distanze interplanetarie»
«Affascinante teoria» Esclamai,trovando il ragionamento chiaro e plausibile. «Ti prego continua» lo esortai.
«Ogni pianeta nell’universo ha diversi pianeti gemelli, almeno sette, come riportato in alcuni libri antichi, interconnessi tra di loro attraverso gli stargate.
Trovare uno stargate non è affatto facile, bisogna conoscere infatti l’esatta posizione nel cielo, latitudine, longitudine e altitudine, ma non basta, bisogna conoscere anche l’esatto momento in cui i moti interdimensionali combaciano in modo che gli stargate siano perfettamente allineati. Solo a quel punto è possibile passare da un pianeta all’altro e da una dimensione all’altra.»
«Quindi se ho ben capito stamattina eri ubriaco perché stavi festeggiando la scoperta delle coordinate di uno stargate? »
«Esattamente» rispose annuendo compiaciuto.
«Incredibile! Si tratta quindi di una scoperta eccezionale per l’umanità!» esclamai.
« Considera che non è l’unico stargate conosciuto. Ne esiste uno che conosciamo da molto tempo e sono sicuro conosci anche tu! »
«Impossibile!»
«E se ti dicessi triangolo delle Bermude ?»
« Ho sentito dire che è un tratto di mare molto pericoloso nel quale sono affondate diverse navi. » risposi, cercando di cogliere il nesso.
«I malfunzionamenti delle bussole, i maremoti e gli inabissamenti delle navi sono solo conseguenze dei campi elettromagnetici generati dallo stargate che si trova esattamente nel cielo sopra quel tratto di mare. A dimostrazione di ciò c’è un episodio ampiamente documentato avvenuto alle ore 14 del 5 dicembre 1945 quando 5 aerei Grumman TBF Avenger della marina americana partirono per un esercitazione dalla base di Fort Lauderdale in Florida diretti alle Bahamas.
Alle 15:15, a esercitazione conclusa , la torre di controllo di Fort Lauderdale ricevette un messaggio dal comandante il quale dichiarava di essersi perso, di non riuscire a trovare la rotta per il ritorno. Il comandante asseriva di non riuscire a vedere la terra, che il mare non si trovava dove doveva essere. Arrivarono altri messaggi confusi e frammentati che dicevano che tutte le bussole erano guaste, che non c’era nessuna terra in vista ecc. fino alle 16:00 quando cessò ogni comunicazione. Fu inviato quasi subito un Martin Mariner, un grosso apparecchio da ricognizione, con l’intento di riaccompagnare alla base la squadriglia, ma giunto sul posto non trovò nessun aereo e dopo una breve comunicazione radio sparì anche lui. Furono perlustrate 985 miglia quadrate di mare con l’ausilio di 307 aeroplani, 4 cacciatorpediniere, 18 vedette della guardia costiera ma non fu rivenuta nessuna traccia di un eventuale incidente, non una macchia d’olio o un relitto galleggiante di qualsiasi tipo. I TBF Avengers e il Martin Mariner erano letterlamente scomparsi. E sai perché non trovarono nulla in mare?» mi chiese Achille.
«Non saprei» risposi affascinato.
«Perché quegli aerei avevano attraversato senza saperlo lo stargate che li ha condotti in un altra dimensione “gemella” del pianeta Terra!»
«Wow!» esclamai restando a bocca aperta. «E tu sapresti dire dove sono finiti?» « Non credo. Come ti dicevo ogni pianeta ha almeno sette pianeti “gemelli” sparsi nell’universo. Il vero grande problema è che l’universo è infinito e quindi questi pianeti possono trovarsi letteralmente ovunque.
La cosa positiva è che essendo gemelli sono pianeti dove è possibile la vita. L’unica cosa è che non sappiamo se si trovano civiltà che siano evolute come la nostra. Potrebbero ritrovarsi in un pianeta dominato dai dinosauri o ancora pianeti futuristici abitati da civiltà iper tecnologiche talmente evolute da trovarsi in stadi spirituali superiori , livelli successivi a quelli di semplici esseri umani.
Per riallacciarci al discorso di prima i Cartomanti hanno passato gran parte del loro esistenza a mappare gli stargate. Probabilmente la loro missione non è ancora finita data l’enorme quantità di stargate presenti nell’universo.
Ciò che è certo è che i Cartomanti hanno mappato tutti gli stargate del nostro pianeta migliaia di anni fa e quando lo hanno fatto sono venuti in contatto con noi.
Molto probabilmente alcuni si sono intrattenuti più del dovuto fino alla chiusura dello stargate che ha impedito loro di tornare indietro.
Probabilmente ciò è avvenuto durante il periodo delle civiltà egizie. Non potendo tornare indietro hanno soggiogato la popolazione grazie alla loro tecnologia e superiorità evolutiva, ergendosi a faraoni ed edificando le piramidi che altro non erano che costruzioni atte a indicare il punto esatto dello stargate dal quale provengono.
Intersecando infatti delle linee immaginare partendo dall’estremità delle 3 piramidi di Giza, si ottengono ad una certa altitudine, nel punto esatto in cui le 3 linee si toccano, le coordinate dello stargate.
Col tempo i Cartomanti hanno istruito una stirpe ristretta di seguaci; i sarcedoti. Hanno dato loro nozioni di astronomia, chimica, medicina. Hanno spiegato loro di provenire dal cielo e che dal cielo al prossimo congiungimento interdimensionale sarebbero tornati nel loro regno e che sarebbero giunti nuovi Cartomanti. Non avendo sufficienti dati sui moti dimensionali dei pianeti gemelli non ho idea di quanto tempo passi tra l’ apertura di uno stargate e un altro.
Un anno, cento, mille? Non posso saperlo. Quello che so è che di sicuro per ogni apertura abbiamo ricevuto delle visite. »
«Quali sono le coordinate che hai scoperto? » chiesi ad Achille.
«Quelle dello stargate presente nella penisola dello Yucatàn dove sorge la piramide di Kukulkan. Ma non è tutto, grazie allo studio dei calendari Maya ho scoperto la presunta data dell’apertura dello stargate : il 21 dicembre del 2012.
Questa data non indica la fine del mondo ma il momento della congiunzione interdimensionale tra il nostro pianeta e il suo pianeta gemello.»
«Strabiliante» affermai. « Quindi tra poco meno di un mese assisteremo alla venuta dei cartomanti?» continuai.
« Difficile dirlo. Questi calendari sono stati compilati migliaia di anni fa, mi pare molto improbabile che a distanza di cosi tanto tempo i cartomanti tornino sul nostro pianeta. Il calendario presenta comunque tante altre date post 21 Dicembre.
Più che altro hanno voluto lasciare una guida con le date future delle congiunzioni interdimensionali.»
«Tutto questo è fantastico. Hai svolto un lavoro molto interessante. E sei in tempo per assistere alla data del 21 dicembre per confermare la tua tesi.»
«Veramente vorrei fare molto di più! Vorrei viaggiare attraverso lo stargate!»
«Mi sembra un idea un tantino azzardata, potrebbe essere molto pericoloso, potresti non tornare mai più indietro.» Affermai.
«In teoria uno stargate dovrebbe rimanere aperto almeno per un’ora. Una volta attraversato avrei circa 50 minuti per tornare indietro prima che si chiuda.
Tuttavia per compiere la mia missione avrei bisogno di un aereo con pilota per compiere la traversata, ma capisci bene che non è facile convincere qualcuno a farlo, in primis per l’assurdità della proposta e in secondo tempo per la pericolosità della cosa.» mi confessò Achille.
«Conosco qualcuno che fa al caso tuo. Un vecchio e caro amico pilota che potrebbe accompagnarti in questa assurda missione. C’è ancora un mesetto di tempo e se tu sei d’accordo vorrei partecipare. »
Qualche secondo dopo la proposta mi pentii quasi immediatamente di averla fatta. Forse mi stavo lasciando trasportare dalle chiacchiere di un folle o forse avevo una sola possibilità di partecipare a qualcosa di straordinario che non volevo lasciarmi scappare. Nella peggiore delle ipotesi, se fossero state solo parole di un pazzo ci sarebbe andato di mezzo un viaggetto in aereo, niente di cosi’ grave!
Ci recammo quindi dal mio amico meccanico Luigi.
In auto durante il tragitto con Achille parlammo del più e del meno, soprattutto parlò lui e di cose vi assicuro ne aveva da dire!
Arrivati al cancello mi annunciai coi soliti colpi di clacson ai quali seguirono i latrati del suo vecchissimo cane.
Al capanno dopo le presentazioni di rito sputai subito il rospo. Achille con molta pazienza spiegò a Luigi la sua teoria sui Cartomanti e gli stargate e io con molto entusiasmo cercai di convincere Luigi a farci da pilota!
« Mario, Achille, l’idea è fantastica ma guardatemi bene, sono un vecchio di 86 anni, ho avuto una vita piena e soddisfacente, ma non me la sento di accompagnarvi in questa avventura. Ultimamente gli acciacchi mi tormentano e non so se riuscirei a sopravvivere attraversando lo stargate. Siete sicuri che percorrere lo stargate sia sicuro per l’aereo e per voi? » ci domandò Luigi.
«Andrò io con loro, nonno!» da un angolo del capanno spunto’ Francesco, il nipote di Luigi che era rimasto in disparte ad ascoltare senza farsi notare.
«Da quello che ho sentito attraversare quel cunicolo interdimensionale dovrebbe essere sicuro e non dovrebbe sollecitare chi lo attraversa a forme estreme di accelerazione. Questo perché lo stargate funziona semplicemente come una porta annullando di fatto le distanze tra un pianeta e un altro semplicemente perché
non è legato allo spazio e al tempo fisico ma alla dimensione. Sarebbe un po’ come attraversare uno specchio.»
Achille si esibì in un lungo applauso in direzione del giovane.
«Bravo! ottima osservazione» disse congratulandosi con Francesco.
«E poi » continuò il giovane rivolgendosi al nonno « quale migliore occasione di questa per collaudare la nostra creatura? Finalmente dopo anni passati a costruire il nostro veivolo abbiamo l’opportunità di testarlo. »
Luigi e suo nipote avevano costruito un prototipo di aeroplano. Ispirandosi alle vecchie glorie del passato avevano usato un Lizzy come base, ossia un Westland Lysander della seconda guerra mondiale, apportando modifiche al telaio e al propulsore usandone uno ibrido di loro concezione funzionante sia a cherosene che elettronicamente. Sfruttando gli ultimi ritrovati tecnologici furono in grado di ottenere una riserva di cavalli mostruosamente alta mantenendo una cilindrata incredibilmente piccola. Ciò si traduceva in consumi bassissimi quasi da automobile e in prestazioni da moderni aerei da combattimento. Grazie a queste doti l’aereo era in grado di ridurre ulteriormente il peso dovendo imbarcare molto meno carburante e di acquisire un posto in più trasformandosi da biposto a triposto.
«Mio adorato nipote gli aerei sono fatti per volare e il nostro non è da meno. Non posso impedirti di spiccare il volo in questa straordinaria avventura. Sono sicuro che buon sangue non mente e che sarai un eccezionale pilota in grado di portare perfettamente a termine la missione. Io vi aspetterò qui in compagnia del mio vecchio cane fumando un buon sigaro! C’è solo un problema, chi lo dirà a tua nonna?»
«Non sono molto d’accordo ma se è questo che Francesco desidera fare non lo impedirò» furono le parole pronunciate dalla moglie di Luigi mentre si avvicinava verso di noi portando il tea coi pasticcini.
A quel punto la tensione per quella scelta difficile si sciolse proprio come fecero i biscottini nel tea caldo.
L’appuntamento fu fissato per il 20 Dicembre.
I giorni passarono in fretta addobati a festa per il natale che era ormai alle porte. In quell’anno comunque non mancò un po’ di ansia per l’avvicinarsi di quella data funesta che i media davano continuamente in pasto agli internauti; la fine del mondo era vicina, così avevano predetto i maya.
Noi invece aspettavamo quella data per confermare la tesi del nostro amico speciale. Il 20 dicembre alle sette di mattina la squadra era pronta a salpare verso l’ignoto.
Francesco era già sul posto intento ad effettuare assieme al nonno gli ultimi cruciali controlli prima di prendere il volo.
Achille aveva portato con se la sua cartina con le coordinate esatte.
Io ero nervoso ma allo stesso tempo eccitato.
Poco dopo la moglie di Luigi si presentò con la colazione, latte, biscotti e caffè bollente.
Francesco e il nonno ci informarono che tutto era pronto e in perfetto ordine.
La prima tappa del nostro viaggio era il Messico. Ci aspettava un lungo volo senza sosta fino a Città del Messico.
Indossammo i paracadute a salimmo a bordo del Lizzy.
Francesco sedeva avanti, Achille al centro e io dietro. Eravamo dotati di interfono per comunicare, ma nonno e nipote avevano fatto un ottimo lavoro di insonorizzazione rendendo il piccolo abitacolo silenzioso e confortevole.
Francesco azionò lo starter e partì l’elica. Di norma i Lizzy avevano un’ autonomia di circa 900 km ma grazie al nuovo motore, ai propulsori elettronici e alle migliorie apportate con l’alimentazione ibrida, il nosto aeroplano aveva un autonomia di 15.000 Km, sufficienti a coprire abbondantemente il nostro volo di circa 11.000 Km.
Fu raddoppiata anche la velocità di crociera che passava dai 370 km/h agli attuali 700 km/h permettendoci di raggiungere Citta’ del Messico in appena 14 ore circa. All’arrivo i nostri orologi segnavano le 21:00 ma in Messico erano ancora le 14:00. Atterrammo In un piccolo aeroporto privato con annesso resort dove pernottammo in santa pace dopo aver cenato. Il Messico è pieno zeppo di questi particolari tipi di aeroporto privati molto utilizzati dai narcotrafficanti per i loro affari illeciti.
Passammo diverse ore in camera a ripassare le fasi di volo successive.
Secondo gli studi di Achille lo stargate si sarebbe aperto alle 8:12 del mattino seguente e avremmo avuto circa un ora per effettuare un volo esplorativo e tornare indietro.
Chichen Itza dista circa 1000 km dal nostro aeroporto, ciò significa che la partenza è fissata per le 6:30 di mattina.
Alle 6:30 eravamo pronti per la nostra missione. Fatto il pieno lasciammo l’aeroporto in direzione Yucatàn .
«Una volta raggiunta la piramide di Kukulkan bisogna salire a 6000 metri di quota perfettamente in linea con il suo apice.» Ci disse in cuffia Achille.
Il momento della verità era arrivato. In pochi minuti avremmo scoperto se le parole di Achille rispondevano a verità o meno.
Le manovre di Francesco per raggiungere lo stargate funzionarono al primo tentativo, merito della sua bravura e precisione nell’eseguire le istruzioni di Achille.
Noi comunque non ci accorgemmo di niente, nel senso che non accadde nulla di
“cinematografico” , semplicemente attraversammo un leggero banco di nebbia e il volo prosegui come se nulla fosse. Se non avessimo guardato in basso non ci saremmo accorti di nulla.
Il primo a dire qualcosa fu Francesco.
«Guardate in basso, non riesco a crederci, il paesaggio è totalmente cambiato, le coste dell’America del sud non esistono più! Achille, avevi ragione! E’ incredibile!!!» L’euforia a bordo prese il sopravvento mentre davo diverse pacche sulla spalla ad Achille che non riusciva a stare fermo e a contenere la sua gioia.
«Cosa facciamo adesso Achille; quali sono le istruzioni?» chiese Francesco.
« Mantieni la rotta e godiamoci il panorama; se vedi un posto idoneo all’atterraggio e te la senti atterriamo per qualche minuto. »
Il panorama era qualcosa di mai visto prima. Le terre emerse, le coste disegnavano dei profili nuovi e affascinanti. Dopo qualche minuto di volo verso l’ entroterra cominciammo a scorgere i primi centri urbani. Fu qualcosa che ci fece gelare il sangue. Cupole perfettamente allineate di colore grigio metallo. Edifici tozzi e tondeggianti, dall’aspetto massiccio.
Le strade erano rosse amaranto, illuminate, il traffico veicolare vi scorreva sopra velocissimo. Eravamo senza parole. Il nostro parlare in cuffia era un susseguirsi di esclamazioni di stupore, spesso monosillabi. Eravamo veramente senza parole. Alcune montagne erano blu, blu cobalto e le chiome degli alberi non verdi ma gialle, un giallo intenso.
Francesco scese ulteriormente di quota e questo ci permise di osservare il panorama ancora più da vicino.
Sorvolammo quella zona periferica addentrandoci sempre più verso le zone interne di quella regione sconosciuta.
Ad un tratto il centro urbano si mostrò in tutto il suo splendore. Edifici dorati piramidali, costruzioni di dimensioni ciclopiche. Il centro città era diviso quasi per metà da un enorme corso d’acqua arancione. Non vi erano ponti.
Francesco scese ulteriormente di quota. Adesso i loro veicoli ci apparivano più nitidi e dettagliati. I loro mezzi di trasporto non avevano ruote, levitavano a poche decine di centimetri dalla strada.
Era tutto molto caotico, non riuscivamo a vedere pedoni né gli occupanti dei veicoli. Nessuno passeggiava per strada. Di tanto in tanto ai bordi delle strade spuntavano degli enormi monitor semitrasparenti, forse si trattava di proiezioni olografiche, che mostravano una serie di quello che sembravano essere parole formate da caratteri quasi cuneiformi alternati a immagini stilizzate simili a geroglifici egizi.
Ci allontanammo gradualmente dal centro città.
I fasti cittadini lasciarono il passo a delle infinite distese sabbiose di colore verde, simili ai nostri deserti. Tra la città e il deserto si ergevano a mò di confine enormi mura dall’aspetto metallico e lucido.
Il deserto si estendeva a perdita d’occhio intervallato di tanto in tanto da isolate oasi.
Improvvisamente il nostro Lizzy fu affiancato da un oggetto volante che mi ricordò tantissimo nelle forme un sottomarino. Il panico ci paralizzò.
«E adesso?» ci chiese Francesco in tono preoccupato.
Non fini’ nemmeno la domanda che un secondo oggetto volante uguale al primo ci affiancò dal lato opposto.
Non riuscivamo a vedere nulla al loro interno, sembravano essere costruiti da un unico pezzo, senza giunture. Niente oblò o finestrini.
Improvvisamente i due sottomarini volanti cominciarono a vibrare vistosamente.
Francesco provò a prendere quota per togliersi dall’abbraccio sinistro di quei veivoli, in preda alla disperazione ci disse in cuffia « I comandi non rispondono.»
Ci rendemmo conto che i due veivoli avevano preso il controllo del nostro Lizzy ed eravamo in balia di quei mezzi alieni, a conferma di ciò accelerarono trascinandoci con loro.
«Manteniamo la calma» intervenne Achille. «Credo ci stiano guidando e costringendo ad un atterraggio forzato. Se avessero voluto abbatterci lo avrebbero già fatto.»
«Speriamo tu abbia ragione» Gli risposi.
In balia degli alieni tesi e preoccupati, non avevamo la più pallida idea di quali fossero le loro intenzioni, non sapevamo dove ci stessero portando ma soprattutto ci restavano poco più di 40 minuti per tornare nel nostro mondo o lo stargate si sarebbe chiuso e noi saremmo rimasti per sempre intrappolati in questa dimensione.
I due aerei sommergibili diminuirono la velocità di crociera e cominciarono a scendere di quota in maniera quasi verticale. Stavamo atterrando in una grande oasi in quell immenso deserto verde. Il posto aveva un aria molto familiare. C’era una gigantesca fontana con quella che sembrava essere una mastodontica sfinge. Alle sue spalle una piramide almeno tre volte più grande della nostra a Giza con enormi statue all’entrata atti a intimorire e a proteggere l’ingresso. Sparse nell’area tante cupole grigie, metalliche.
Toccata terra i due aerei guida smisero di vibrare.
«Nessuno si muova!» intimai. «Noi abbiamo idea delle loro intenzioni. Aspettiamo siano loro a fare la prima mossa»
Nessuno obiettò.
« Ragazzi non vorrei fare il pignolo ma abbiamo circa mezz’ora soltanto prima che si chiuda lo stargate. Qualsiasi cosa accada meglio che accada in fretta perché abbiamo pochissimo tempo.» ci disse in cuffia Francesco.
«Manteniamo la calma! Secondo me non hanno cattive intenzioni.” Rispose Achille. Le cupole cominciarono a ruotare sul posto sollevandosi in aria. Uscirono diversi ominidi coperti da capo a piedi da lunghe mante nere di un tessuto che non saprei identificare. Si avvicinarono verso di noi. Nessuno sembrava camminare, piuttosto levitare ai pochi cm dalla sabbia verde.
In pochissimo tempo circondarono completamente il nostro aereo. Confabulavano tra di loro nella loro lingua che era totalmente differente dal nostro modo di comunicare. Brevi parole accompagnate da suoni striduli e talvolta gutturali. Alcuni cominciarono a toccare il nostro aereo mostrando le loro mani dalla pelle arancio scuro con ben sette dita.
Restammo in silenzio ad osservarli. Achille improvvisamente cadde in una specie di trance, chiuse gli occhi e cominciò ad emettere quelli che a Francesco e a me parsero dei lamenti. Gli ominidi la fuori alzarono tutti lo sguardo verso Achille. Dal buio dei loro cappucci un bagliore bianco-azzurro illuminò contemporaneamente tutti i loro volti. Anche Achille si illuminò ma non indossando alcun cappuccio la sua luce intensa quasi ci accecò inondando la cabina e filtrando all’esterno con violenza , quasi si fosse trattato di un esplosione.
I versi di Achille si fecero sempre più insistenti raggiungendo frequenze sonore che creparano i vetri della cabina di pilotaggio e della strumentazione.
Scattò il meccanismo di apertura della cabina e Achille si sollevò al di sopra delle nostre teste levitando e mantenendo la sua posizione da seduto, come in una posizione yoga.
Si fermò a mezz’aria sopra la cabina di pilotaggio proiettando il suo fascio di luce verso il cielo mentre veniva investito in pieno dalla luce di tutti gli ominidi attorno a noi.
Aprì le braccia e disse: « Miseri appartenenti alla specie umana benvenuti nel nostro pianeta. Siete i primi stolti a vedere la casa dei vostri dei. Prostratevi al potere dei Cartomanti. Siamo i vostri signori, sin dalla notte dei tempi, vi abbiamo osservato e talvolta guidato, insegnato il respiro del cosmo, indottrinato per elevarvi dallo stato bestiale in cui versavate. Abbiamo cercato di elevare il vostro spirito. Nonostante siano passati millenni dalla vostra comparsa sulla terra siete rimasti sottosviluppati, legati ai beni materiali, belligeranti, state perdendo di vista le vostre origini e la vostra destinazione, avete preferito la strada dell’ individualità a quella della comunità. Avete smarrito il senso di appartenenza all’universo come parte del tutto.
Arroganti, vi ergete a padroni assoluti del vostro pianeta e forse dell’universo stesso. State perfino cercando di creare un esercito interplanetario con le vostre ridicole macchine belliche! Per noi sono giocattoli! Il vostro sviluppo tecnologico e spirituale è lontano anni luce dal nostro. Non siete simpatici, non ci state simpatici, e adesso voi due rimarrete qui a riflettere sulle stupidaggini compiute dalla vostra razza fino al momento della vostra morte.»
« Questi sono pazzi!» Disse Francesco col respiro affannato dall’adrenalina che gli stava facendo esplodere il cuore. « Preferisco morire combattendo piuttosto che arrendermi qui a una morte certa! »
Con uno scatto repentino richiuse la cabina , premette lo starter e portò i motori alla massima potenza.
« Illusi! » Tuonò Achille «Noi possiamo controllare i campi magnetici ed energetici, non riuscirete a prendere il volo!»
«Questo lo pensi tu che ti credi tanto furbo!» Rispose Francesco intento a smanettare sulla plancia.
« Come faremo ad andarcene? » Chiesi preoccupato.
« Tranquillo, ho appena azionato uno scudo che ci protegge dai campi elettrici, magnetici e gravitazionali, abbiamo pensato col nonno che poteva essere utile avere una schermatura di questo tipo attraversando uno stargate.»
«Geniale!» Esclamai. «Ma come mai prima non ha funzionato? »
«Perchè ci hanno presi all’improvviso mentre lo scudo era disattivato. E ora tieniti forte, dobbiamo sbrigarci se vogliamo tornare a casa sani e salvi. »
Spinse il motore alla massima velocità e rilasciò tutta quella potenza di colpo, scagliando lontano tutti gli ominidi davanti a noi immobili investendoli in pieno.
Il decollo avvenne in pochissimi secondi. I due sommergibili volanti si misero subito sulla nostra scia raggiungendoci quasi subito .
« Non ce la faremo mai a seminarli » Dissi disperato a Francesco mentre i velivoli provavano ad agganciarci come avevano fatto in precedenza.
«Uomo di poca fede! Sta a vedere » Mi rispose Francesco ammiccando.
Girò una minuscola chiavetta sulla plancia dei comandi che aprì un piccolo incavo contenente un interruttore a levetta rosso in trama di carbonio posizionato su off.
«Tieniti forte e incrocia le dita! » Abbassò la levetta su on, all’istante un esercito di cavalli vapore scatenò tutta la loro potenza esplosiva in meno di un secondo portando il muso dell’aereo a sollevarsi leggermente in alto mentre tutto vibrava e scricchiolava ai limiti della rottura.
I due aerei alieni restarono indietro.
Francesco faticava a reggere la cloche cercando di mantenere in rotta Lizzy.
Moltissime spie e avvisi acustici cominciarono ad allarmarsi sulla plancia e un leggero fumo cominciò a salire dal pavimento. Uno degli indicatori posti difronte al pilota indicava Mach 7 lampeggiando furiosamente.
« Qui scoppia tutto! » Urlai col cuore in bocca.
« Ci siamo quasi, lo stargate è a pochi secondi da noi » Mi disse in una smorfia di dolore.
Diedi un ultimo sguardo a quel pianeta gemello ma profondamente diverso prima di riconoscere i contorni delle coste Messicane, eravamo di nuovo nello Yucatàn, sotto di noi la piramide mi diceva che ce l’avevamo fatta!
« Addio maledetti Cartomanti, a mai più rivederci!!! » Fu l’urlo di sfogo di Francesco che rapidamente riportò Lizzy alle sue funzioni normali disattivando lo scudo e il boost.
Mi piace pensare che sia merito di Francesco e del suo Lizzy modificato se siamo riusciti a scappare, ma più verosimilmente credo che ci abbiano lasciati fuggire, un po’ come quando i nostri genitori ci minacciavano di prenderci a ceffoni guardandoci malissimo ma poi non lo facevano.
Di sicuro la nostra evoluzione ci sta portando attraverso percorsi discutibili, forse come ci ammoniva Achille dovremmo essere più rispettosi, avere più rispetto del nostro pianeta, dell’universo e soprattutto di noi stessi.◦
Da “I fasti cittadini” in poi il racconto diventa davvero bellissimo. Complimenti amico mio! 🙂
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Gentilissimo! Buona domenica.
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Grazie per la risposta! Colgo l’occasione per dirti che ho appena sfornato un nuovo post, in cui racconto una storia molto bella e molto commovente… spero che ti piaccia! 🙂
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Buon anno! 🙂
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Grazie, gentilissimo, anche a te. Ti auguro di raggiungere tutti i tuoi obbiettivi! Buon anno.
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Colgo l’occasione per dirti che ho appena sfornato un nuovo post, in cui ho citato tanti film di una bellezza indimenticabile (e ho messo anche una foto della donna più bella del mondo)… spero che ti piaccia! 🙂
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