
L’odiosa sveglia del Mulino Bianco mi svegliò alle 8 in punto. La disattivai premendo il camino con gli occhi ancora chiusi.
In brevissimo tempo la consapevolezza di trovarmi in una situazione di merda si fece largo nella mia mente svegliandomi del tutto.
Mi alzai di scatto per fare fronte ai miei impegni, primo tra tutti recarmi in farmacia dove lavora mia sorella per prendere le sostanze utili a tagliare la coca, recarmi a casa di Mike per preparare la roba e poi andare all’incontro per venderla.
Mi vestii in fretta e ,senza nemmeno fare colazione, mi fiondai in paese.
Appena mi vide arrivare mia sorella sparì dietro al bancone per riapparire pochi istanti dopo con un sacchetto. Lo poggiò sul bancone e avvicinandosi al mio orecchio mi disse :-“ Dobbiamo parlare!”
:-“ non ora! “- fu la mia frettolosa risposta.
Le diedi un bacio in fronte e mi precipitai da Mike che mi aprì il portone un millisecondo dopo aver suonato al citofono. Non doveva aver dormito molto, lo trovai pallido e con addosso gli stessi vestiti del giorno prima.
:-“ Eccoti!” – mi disse appena mi vide – “mettiamoci subito al lavoro”
Aveva preparato la tavola mettendo una cerata, il “coso” stava in bella vista, appena scartato. Presi il sacchetto e rovesciai il contenuto, oltre a delle bustine contenenti le sostanze c’era un foglietto di carta con scritto “usa i guanti”, riconobbi la calligrafia di mia sorella. Indossammo i guanti e cominciamo a mescolare tutto, sembravamo due bambini intenti a pasticciare con lo zucchero a velo del pandoro. Quando ci sembrò tutto omogeneo, con accortezza, raccogliemmo la coca appena tagliata in una busta. Mike prese una bilancia e pesammo la coca, la lancetta segnava 1300 grammi. Adesso non ci restava che confezionarne 50 grammi da portare all’appuntamento. Usammo della carta stagnola per avvolgere la dose, tolsi i guanti e misi in tasca quell’involucro.
Erano ancora le dieci del mattino, l’appuntamento era per mezzogiorno, considerando una mezz’ora scarsa di tragitto per raggiungere il parcheggio del Flamingo ci restava circa un ora e mezza di buco.
Mi sedetti su una poltroncina mentre Mike camminava attorno al tavolo nervosamente.
:-“ Fatti una doccia che puzzi!” – gli dissi.
:-“ forse è meglio se ci facciamo una canna prima.” – mi rispose.
:-“ Non credo sia una buona idea, dobbiamo vendere 5.000.000 di cocaina e vorrei essere il più lucido possibile” – risposi duramente.
Mike alle mie parole girò i tacchi e andò in bagno a lavarsi. Io rimasi seduto con la testa immersa in mille domande, mille supposizioni, a chiedermi se stesse succedendo davvero…
Pochi minuti dopo una ventata di dopobarba precedette l’ingresso in stanza di Mike, il suo pallore non era andato via nonostante la doccia, così come il suo nervosismo.
«Ho bisogno di un caffè» mi disse con aria disperata, anche io ne avevo bisogno, quindi uscimmo e ci recammo al bar prima di dirigerci al Flamingo.
Quel caffè si rivelò un toccasana per Mike che tornò in sé , anche io ne giovai ritrovando una certa lucidità mentale. Fumammo una sigaretta e tornammo in macchina per recarci sul luogo dell’appuntamento.
Arrivammo al parcheggio alle undici e mezza, in anticipo. Parcheggiammo difronte l’ingresso in modo da vedere le macchine che entravano.
A mezzogiorno spaccato entrò una mercedes bianca nuova di zecca. « È il nostro uomo » dissi a Mike. Eravamo molto tesi. Mike diede due colpi di lampeggianti alla Mercedes che rispose allo stesso modo. Si affiancò alla nostra vettura. L’autista era un ragazzo giovane sui 30 anni, capello tirato indietro col gel, giacca bianca e sotto una t-shirt rosa. Abbassò il finestrino e io feci lo stesso. « Siete gli amici di Maria? » ci chiese il giovane.
« Si, siamo noi »
« Avete portato la roba? »
« Si, eccola » gliela passai.
Il ragazzo prese il pacchetto , un ghigno beffardo illuminò il suo viso.
« Amico, la prossima volta prima prendi il denaro, contalo e poi consegna la coca, un altro al posto mio si sarebbe dileguato lasciandoti senza soldi e senza roba, c’è gente che ucciderebbe per questa merda! »
Ci rimasi malissimo, mi ero comportato da vero novellino oltre che da imbecille.
« Prendi! » mi disse il medico allungandomi una busta gialla di quelle in pluri-ball che si usano per le spedizioni. « Conta i soldi » continuò.
Contai le banconote fino ad arrivare a cinque milioni, mi tremavano le mani ma mi impegnavo per non darlo a vedere, ovviamente il medico se ne accorse e se la rideva sotto ai baffi.
« Ragazzi volete un consiglio? Se avete intenzione di trafficare in cocaina armatevi, procuratevi un ferro perché con questa gente non sapete mai cosa vi può capitare, insomma mostratevi dei duri figli di puttana, i soldi e la coca fanno gola a tutti e in giro c’è gente senza scrupoli.»
A mezzogiorno e cinque minuti avevamo concluso il nostro primo affare e avevamo guadagnato cinque milioni, un milione al minuto, lo stipendio di mio padre di un mese in un minuto…non potevamo crederci, tutto era andato liscio, facile come bere un bicchiere d’acqua.
In quel momento arrivò una BMW argento sportiva. Era Maria. Si accostò a noi. «Alle quattordici in punto recatevi alla panierai Poldo, in via Esmeralda. Un avvocato mio amico , roba grossa, 100 grammi, dieci milioni di lire. Sedetevi al tavolo e aspettatelo, lui entrerà e si sederà con voi. Non date nell’occhio, fate finta di essere suoi clienti e ricordatevi del mio 5%. Ci vediamo stasera qui al locale dopo cena, portate della roba , potrebbero esserci potenziali clienti. » Fu molto telegrafica e rapida, forse andava di fretta, non ci furono convenevoli, finito il suo messaggio mise in moto e sparì, Mike ci rimase male , credo che si fosse preso una bella cotta per Maria, ma non era il momento per pensare a quelle cose, avevamo da preparare 100 grammi per la prossima consegna, c’erano in ballo dieci milioni di lire, lo stipendio di un anno di mia sorella, ah già c’era anche lei che mi aveva detto che doveva parlarmi, dovevo trovare una scusa plausibile per quelle sostanze che le avevo richiesto…
« Dai Mike, andiamo a casa a preparare la dose, abbiamo poco tempo. »
La panineria Poldo aveva una grande vetrata dalla quale si vedeva tutto il parcheggio. Prendemmo un tavolo e aspettammo il nostro uomo che non tardò ad arrivare.
Si guardò attorno prima di sedersi al tavolo con noi. Le nostre figure stonavano con il suo abito elegante, ma in panierai era lui a dare nell’occhio. Vestito scuro gessato, forse di Armani, capelli e barba ben curati, sulla cinquantina e leggermente obeso. Si accomodò al tavolo e ci allungò una busta. « Ecco la documentazione del vostro caso ». Presi la busta e cercando di non farmi notare contai le banconote. Erano tutti pezzi da 100.000 lire. « Perfetto, i documenti sembrano essere a posto, ecco i certificati che ci avete richiesto » gli dissi passandogli una carpetta dove avevamo inserito la stagnola con la coca.
L’avvocato aprì con circospezione la carpetta, scartò appena la stagnola per assicurarsi che contenesse quello che aveva richiesto. Gli si illuminarono gli occhi alla vista della polvere bianca.
« Bene.» fece frettolosamente, « Vi aggiorno sulla causa quanto prima, ci sentiamo presto.» Ci strinse forte la mano facendoci l’occhiolino e si affrettò ad uscire.
Restammo al tavolo ordinando da mangiare. Dentro di me cresceva una confortante consapevolezza che saremmo riusciti ad estinguere il nostro debito in tempo e che ci saremmo tirati fuori da quel guaio più grande di noi nel quale ci eravamo cacciati.
Anche Mike sembrò tranquillizzarsi e mi confessò di sentirsi sollevato dopo quell’ennesimo scambio.
Non ci restava che incontrare Maria al Flamingo per darle la sua parte e per vedere se ci avesse procurato degli altri clienti.
Il locale era affollato come di consueto. Maria era sulla pista da ballo intenta a dimenarsi in compagnia di un ragazzo. Guardai Mike e mi accorsi che gli si era spezzato il cuore. L’ euforia sparì dai suoi occhi.
Anche Maria ci vide arrivare, disse qualcosa all’orecchio del ragazzo che si allontanò e venne verso di noi.
« Hola ragazzi » ci saluto affettuosamente baciandoci sulla guancia, Mike provò a spostarsi ma l’attrazione nei suoi confronti era troppo forte per evitare un suo bacio. Restammo in piedi a parlare.
« Chi è quel ragazzo con cui stavi ballando? » chiese Mike.
« Sei geloso? » rispose Maria maliziosamente..
« Potrebbe essere un potenziale cliente, facoltoso, figlio di un politico locale molto influente…»
« Te lo porterai a letto per fargli assaggiare la coca come hai fatto con me? » sbraitò Mike perdendo la calma.
« Abbassa la voce, idiota. Fino a prova contraria posso portarmi a letto chi mi pare e piace, non siamo mica fidanzati! E poi sto lavorando per voi, per aiutarvi a vendere la coca, non lo dimenticare mai!”
A quelle parole Mike si ridimensionò ma l’ira e la gelosia sul suo volto gli rimasero addosso per tutto il tempo del nostro incontro.
« Avete portato la coca? Il nostro rampollo vorrebbe comprarne un bel po’, è andato in macchina a prendere i soldi, credo sia interessato ad acquistarne 100 grammi.»
E vai, pensai tra me, un altro bel colpo.
« Si, l’abbiamo portata, ma tu adesso vieni a prenderla con me, dobbiamo parlare.» disse Mike a denti stretti.
I due uscirono e rimasi solo ad aspettarli. Ne approfittai per andare in bagno.
L’anticamera dei cessi era piena di gente che tirava coca, i lavandini erano occupati da ragazzi di tutte le età intenti a sniffare piste di coca. Sembrava che fosse una cosa normale, ci fu perfino chi mi invitò a fare un tiro, dopo un breve ragionamento mi convinsi che in fondo non avevo nulla da perdere e accettai.
Il tizio mi passò una banconota da 50.000 lire arrotolata e lo specchietto sul quale era stesa una striscia di polvere bianca, finissima.
Portai la banconota al naso e tirai come un aspirapolvere seguendo la pista. Gli riconsegnai banconota e specchietto mentre un fastidioso prurito cominciò a invadermi il setto nasale.
Dapprima mossi il naso facendo alcune smorfie poi portai le dita al naso e inizia a muoverlo in senso circolare mentre cercavo di aspirare rumorosamente residui di polvere che sembrava si fossero incastrati tra setto nasale e gola.
Fu come se un blocco di ghiaccio mi avesse colpito in piena fronte e, trapassandomi il cranio, fosse arrivato al cervello congelandolo all’istante. Comincia a tastarmi il volto, gli zigomi, ma non riuscivo a sentire la mia faccia.
Poi ad un tratto il mondo attorno a me cominciò ad assumere colori più vividi e brillanti. Ebbi una stranissima sensazione di benessere che si tramutò in onnipotenza.
La musica dapprima ovattata ora suonava più distinta e pulita, per un attimo riuscii ad isolare ogni singolo strumento e nota musicale.
Riuscii a percepire e a capire ogni discorso pronunciato in quella stanza come se avessi acquisito un super udito.
L’uomo che mi aveva offerto un tiro mi mise in tasca un bigliettino da visita e uscì dandomi una pacca sulla spalla.
Restai alcuni secondi immobile per abituarmi ai miei nuovi super 5 sensi. Tutto si amplificò all’ennesima potenza.
Avevo voglia di ballare, uscire da quel bagno e scatenarmi in pista.
Mi avvicinai a un lavello e dopo essermi sciacquato mi guardai allo specchio, nonostante avessi visto il mio riflesso migliaia di volte, mi sembrò di trovarmi davanti una persona totalmente diversa.
Mi fiondai sulla pista da ballo e mi lasciai andare in danze sfrenate senza freni inibitori, credevo di essere un novello Michael Jackson e di poter conquistare qualunque ragazza mi venisse a tiro.
Il cuore batteva ai limiti dell’infarto e sudavo come non avevo mai fatto prima.
Mike e Maria tornarono dalla loro discussione pacificatrice assieme al giovane rampollo.
Li vidi tutti e tre insieme parlare e bere qualcosa. Mike mi fece segno di raggiungerli.
« Però, non sapevo che ti piacesse così tanto ballare il latino americano! » mi fece Mike guardandomi stranito e divertito allo stesso tempo.
« Permette? Mi chiamo Alessandro e sono il capo banda.»
« Piacere mio! Mi chiamo Fernando Marconi, spero che la vostra coca sia buona perché in tal caso ho un sacco di amici e conoscenti pronti ad acquistarne tantissima!» mi rispose il giovane rampollo presentandosi.
Fernando ci salutò, Maria si allontanò un attimo per incipriarsi il naso e io e Mike restammo da soli.
« Ma che cazzo vai dicendo alla gente? Capo banda? ma quale banda? » mi urlò Mike. « Aspetta un attimo, fammi vedere bene gli occhi» continuò prendendomi la faccia con le mani per scrutarmi meglio le pupille. « Tu sei strafatto , cazzo! »
Non aveva tutti i torti! Avevo preso una bella botta.
Quella sera Mike, Maria ed io restammo a bere e a festeggiare fino alle cinque del mattino. Ordinammo champagne, super alcolici, spendemmo circa 1.000.000 di lire, l’euforia di quelle vendite e di quei soldi facili ci diede alla testa.
CI recammo al parcheggio per prendere aria, tenevo la bottiglia di champagne e barcollavo ormai privo di qualsiasi contegno. Abbraccia Maria e con la mano arrivai molto vicino a toccarle il culo, cosa che lei notò provando un leggerissimo fastidio. Poi rivolgendomi a Mike urlai « alla banda!!! » . Maria e Mike si unirono al coro e gridarono all’unisono quelle parole.
Non ricordo molto altro di quella sera , ho visioni confuse e frammentarie ma vi posso garantire che quel brindisi fu un momento di assoluta e spensierata felicità.