
Durante uno dei miei viaggi in Marocco, mi ricordo una giornata particolarmente ventosa. Il sole era molto pallido, velato dalla presenza di sabbia fine nell’aria.
La visibilità era ridotta a pochi metri, come trovarsi dentro un bicchiere d’acqua in cui era disciolta una bustina di antibiotico, tutto era di colore giallo tendente al bianco. Ricordo lo stupore quando, man mano mi avvicinavo agli ulivi selvatici, mi ritrovai davanti diverse caprette arrampicate sui rami. Stavano immobili e in silenzio con gli occhi vitrei persi nel nulla.
Oggi il vento non è da meno, costante e fastidioso. Alcuni pali della luce ondeggiano, un foglio di un quotidiano si è spiaccicato sul parabrezza prima di sparire chissà dove.
C’è un uomo con un cappotto color cachi che si tiene il cappello marrone schiacciato sulla testa per evitare che gli voli via, non riesce nemmeno a tenere gli occhi ben aperti. Mi fa cenno di fermarmi.
:-“ Vorrei raggiungere piazza Manzoni.” – mi urla, per farsi sentire meglio.
:-“ Certo, salga !” – gli rispondo indicando il retro della macchina.
:-“ Speriamo di arrivare in tempo e che non sia troppo tardi.” – disse l’uomo appena salito a bordo.
:-“ Tardi per cosa?” – gli chiesi incuriosito.
:-“ Il circo Badescu”- rispose secco.
:-“ Uhmmm, non ho visto locandine in giro, eppure sono tutti i giorni fuori, non ho trovato nemmeno gli addetti a distribuire ingressi omaggio ai semafori con le loro tipiche giubbe rosse con i cordoncini dorati sulle spalline. – gli feci io.
:-“ Già, non mi sorprende la cosa!”- mi disse – “Diciamo che è un circo anomalo. Non ho mai visto nemmeno io locandine o cose simili, eppure è in giro da tantissimi anni. Sin da quando ero ragazzo e probabilmente già da prima.
La prima volta che vidi il circo Badescu avevo 13 anni. Il tendone azzurrino apparve dalla notte al giorno in piazza. Nessuno si accorse di nulla. Un tendone e una manciata di bancarelle. Il carretto coi popcorn caldi impregnò la piazza di bontà col suo profumo inebriante di burro. All’ingresso del tendone c’erano dei nani e dei clown che invitavano la gente a entrare.
Quella mattina fui così eccitato e sorpreso di trovare il circo in piazza che non andai nemmeno a scuola.
All’interno il tendone si rivelò più spazioso di quanto apparisse dall’esterno, al centro un grande spazio circolare e tantissimi posti a sedere distribuiti a mezzaluna fronte palco.
Fui stupito nel constatare la marea di gente presente nonostante fosse mattino presto.
Lo spettacolo si aprì con il benvenuto del proprietario del circo, non parlava bene l’italiano e aveva uno spiccato accento dell’est europa. A fargli da spalla un simpatico clown che si esibiva in diverse gag comiche e demenziali.
Seguirono giocolieri con birilli incendiati e una coppia di trapezisti che si libravano in spericolate acrobazie aeree.
A concludere lo spettacolo un brillante mago che ci fece restare tutti a bocca aperta col numero della donna segata in due.
All’uscita trovai parecchia gente in fila per lo spettacolo successivo. Ancora divertito mi promisi di tornare dopo cena per lo spettacolo serale, intenzionato a comprare caramelle e dolciumi e a godermi anche le attrazioni esterne con calma.
Passai quasi tutto il pomeriggio a raccontare al mio amico Carlo quello che avevo visto al circo e lo convinsi a venire con me per lo spettacolo serale.
Puntuali, finita la cena, ci presentammo in piazza per assistere allo spettacolo. Col buio della sera l’atmosfera era totalmente diversa. Due grossi faretti posizionati a terra ai lati del tendone illuminavano a giorno la struttura, le bancarelle avevano lucine colorate lungo i perimetri. Notai che avevano montato anche diversi giochi, tipo il tiro al bersaglio, e la presenza di numerose persone attorno ad un minuscolo tavolino con delle carte dal dorso coperto, a turno piazzavano delle banconote sulla carta sperando di beccare la donna di cuori, ma da quello che vedevo uscivano quasi sempre dei jack facendo perdere le scommesse.
Comprammo caramelle gommose e torrone, noccioline e arachidi tostate ricoperte di zucchero rosso. Poco distante dall’ultima bancarella vidi una vetrina scarsamente illuminata da una flebile lampadina,mi avvicinai, la parte bassa era coperta da un pannello di legno e il resto da una spessa lastra di vetro, all’interno il mezzobusto di una donna con davanti una palla di vetro. Sulla cima della vetrina un insegna illuminata per metà diceva Fortune Teller. Mi incuriosì molto quell’attrazione e rimasi a osservarla per coglierne ogni particolare. Le mani sospese a mezz’aria sulla palla di vetro, i lunghi capelli coi boccoli neri e il viso, molto bello e ben definito, sembrava fosse reale. Improvvisamente una voce proveniente dalla chiaroveggente mi fece saltare in aria, “inserire una moneta”, diceva, quasi morto dallo spavento ma incuriosito inserii le duecento lire nella gettoniera. Il mezzobusto si animò muovendo le mani sopra la sfera di cristallo che si illuminò di azzurro e bianco, poi ancora la voce disse “stai per scoprire il tuo futuro” e dopo pochi secondi sotto la gettoniera cadde un bussolotto di plastica. Lo aprii e trovai un bigliettino con scritto: Incontrerai l’amore.
Misi in tasca il bigliettino e tornai da Carlo, mentre mi allontanavo mi sembrò di udire un rumore, come se qualcuno avesse battuto i pugni contro la lastra di vetro e una voce che urlò : ”Salvami”.
Affrettai il passo pensando fosse tutto frutto della suggestione e raggiunsi Carlo che nel frattempo si era fatto rubare parecchi soldi al gioco delle tre carte!
Alle 21 i clown e i nani annunciarono l’inizio dello spettacolo e specificarono che l’ingresso non sarebbe stato consentito ai minorenni.
Fu un duro colpo per noi, Carlo decise di tornare a casa, credo che tra le altre cose fosse rimasto pure al verde, io provai a entrare. Mi misi in fila , mi alzai il bavero della giacca e mi calai il cappello sulla fronte. Ero già alto come adesso,a 13 anni, e riuscii a passare senza che nessuno si accorgesse di nulla, almeno così pensai, anche se uno dei nani al mio passaggio ghignò, ma per paura di essere scoperto non indagai oltre.
Mi sedetti il più isolato possibile onde evitare che qualcuno tra i presenti mi riconoscesse, e rimasi col cappello ben calato sulla fronte.
Lo spettacolo iniziò sempre col proprietario del circo ma stavolta non c’era il clown a fare gag divertenti, c’erano due ragazze, con dei vestitini molto scollati e corti. Una era bionda con l’abito scuro e una era mora con l’abito rosso. Il proprietario del circo col suo italiano stentato annunciò che sarebbe stato uno spettacolo diverso dal solito per la presenza di numeri sexy e particolari. Finito il suo annuncio le due vallette si scambiarono un bacio saffico e diedero iniziò allo show vero e proprio.
Entrarono dei pagliacci dall’aspetto molto malvagio, con mazze, motoseghe e manganelli, si appartarono tra di loro, dopo pochi secondi entrò in scena un altro clown accompagnato da una ragazza in minigonna, i clown cattivi si gettarono sui due picchiandoli selvaggiamente , poi eliminato il pagliaccio presero la ragazza con la forza e la trascinarono via dietro un finto cespuglio. Il pubblico restò interdetto, qualcuno provò timidamente ad applaudire ma non ebbe seguito. Entrarono in scena due coppie, sempre mezze nude, armate di pugnali, le ragazze legarono gli uomini a dei pali e cominciarono a lanciare i coltelli nella loro direzione, un lancio non andò a buon fine e un coltello si conficcò nella gamba di un ragazzo, ma nessuno si fermò, anzi le ragazze si gasarono e iniziarono bere il sangue direttamente dalla gamba e si strofinarono le dita sporche di sangue lungo il corpo, danzando in modo molto provocante, mentre una musica tetra e oscura risuonava da dietro le quinte.
La gente era sempre più impietrita per quelle scene, e mentre gli artisti uscivano di scena nel buio della sala spuntarono in mezzo agli spettatori i clown malvagi di prima urlando e brandendo le loro armi. Alcuni , me compreso, si spaventarono quasi a morte.
Venne il turno dei trapezisti, lui muscoloso e in slip, lei bellissima in topless e perizoma. Quella donna…non poteva essere…eppure più la guardavo e più mi sembrava precisa e identica alla chiaroveggente in vetrina fuori dal circo. Capelli neri, lunghi, volto angelico. Ad un tratto mi guardò negli occhi con insistenza , a me mancò il respiro, mimò con le labbra la parola salvami . Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, volteggiava in aria con grande agilità lanciata dal compagno. Continuavo a guardare i suoi occhi che cercavano i miei, mi implorava con lo sguardo, finchè, di proposito, il suo collega mancò la presa facendola cadere rovinosamente a terra. Fece un tonfo orribile, io mi alzai di scatto dalla sedia attirando gli sguardi attoniti di tutti i presenti, provai ad urlare qualcosa ma non uscì nessuna parola dalla mia bocca.
Volevo andare a controllare, quella donna aveva chiesto aiuto, dovevo fare qualcosa, provai ad andare verso il palco ma ancora una volta spuntarono i clown malefici e fui impedito a lasciare il mio posto, lo spettacolo riprese, la ragazza che pochi minuti prima era precipitata al suolo adesso era nuovamente in scena, non era più in topless ma in abito scuro, molto attillato con una scollatura sul posteriore ai limiti della decenza, era zoppicante, ma viva. Ancora una volta cercava i miei occhi tra la folla e ancora una volta, mentre il mago parlava al pubblico, mi mimò la parola SALVAMI. Non sapevo cosa fare, il mago la invitò a stendersi dentro la cassa, io mi irrigidì perché capii che da li a poco sarebbe stata fatta a pezzi dal sedicente prestigiatore. La ragazza si distese all’interno della cassa, l’illusionista accese la motosega e cominciò a tagliare in due la cassa, la donna iniziò ad urlare, questa volta io gridai con tutto il fiato che avevo in corpo : “SMETTILAAAA.”
Calò il silenzio. Gli spettatori, il mago, i clown, tutti guardarono nella mia direzione, l’occhio di bue mi illuminò, il nanetto che prima dell’inizio dello spettacolo si trovava all’ingresso mi indicò sbraitando:- “È un ragazzino, prendiamo quel moccioso”. Si lanciò nella mia direzione seguito dai clown armati, io scavalcai i posti a sedere e mi diressi verso il palcoscenico, gli spettatori entrarono in confusione , si alzarono e rallentarono i miei inseguitori, giunto sul palco aiutai la ragazza a uscire dalla cassa, liberandola, prima di fiondarmi dietro le quinte per sfuggire ai pagliacci. Mentre correvo in cerca dell’uscita vedevo e sentivo cose strane, alcuni camerini aperti mostravano bare aperte al loro interno, oggetti scenici sporchi di sangue, corpi pallidi esamini. Attirato dal trambusto, il proprietario fece capolino dal suo camerino, aveva gli occhi rossi e dei canini stranamente appuntiti, con un rivolo di sangue che gli colava dalle labbra. Trovai l’uscita ma ormai i miei aguzzini mi avevano quasi raggiunto. Arrivato all’esterno mi ritrovai senza vie di fuga, un muro alto un paio di metri mi impediva di scappare. Lo squadrone della morte mi si parò davanti, la ragazza era tenuta da due pagliacci per le braccia.
:-“ Cosa credevi di fare stupido moccioso” – mi ringhiò il proprietario mentre mi fissava con le pupille nere come la pece. – “Adesso vi uccideremo tutti e due qui come i cani.”
:-“ No” – mi ribellai – “ lasciate andare la ragazza” . Lei scuoteva il capo anche se era quasi priva di sensi.
:-“ Cosa abbiamo qui, un eroe? un adolescente innamorato? Vuoi veramente salvare questa ragazza?” – mi chiese passandosi la lingua sui denti.
:-“ Si” – urlai.
:-“ Bene, se è questo che vuoi, così sia, lasciatela andare..”
:-“ …e poi cosa successe?” – chiesi al mio cliente incuriosito da quella assurda storia.
:-“ Poi scoppiarono tutti in una grassa risata e da allora lavoro con loro per il circo!”
:-“ Quindi era solo uno spettacolo horror?” – chiesi
:-“ In pratica si, uno spettacolo per adulti al quale non fui in grado di dare la giusta interpretazione da piccolo…”
:-“ Siamo arrivati, vedo il tendone.” – dissi al mio cliente.
:-“ Perfetto, la ringrazio”
Restai fermo col taxi mentre osservavo l’uomo raggiungere il circo. Quella storia mi era sembrata così assurda e affascinante. Approfittai di quella breve sosta per accendermi una sigaretta. Mentre fumavo , guardando dal finestrino, vidi la macchina Fortune Teller accesa. Incuriosito dal racconto del mio cliente feci due passi per guardarla da vicino, queste bambole meccanizzate mi hanno sempre incuriosito dai tempi in cui scoprii, per la prima volta in un libro di aneddoti, l’automa “Lo scrittore” costruita tra il 1768 e il 1774 da un orologiaio svizzero.
Giunto davanti al Fortune Teller mi sentii mancare, il mezzo busto con le mani a mezz’aria sulla palla di vetro era uguale all’uomo che avevo accompagnato qui due minuti prima. Mi allontanai di gran lena mentre un rumore, simile a dei pugni che colpiscono il vetro, e una voce che diceva SALVAMI risuonavano nel silenzio terrificante della notte.