
Avevo appena preso servizio, Joe Morello alla radio dava inizio a Take five , proprio sull’inciso di pianoforte un ombra sotto ad un cappello mi faceva segno di fermarmi.
Odio interrompere i capolavori che di rado passano alla radio. Mi accostai al cliente abbassando appena il volume , l’uomo si chinò al mio finestrino, nel buio luccicò la sigaretta e la sua montatura degli occhiali dorata.
Quel pezzo jazz di sottofondo con quell’uomo così distinto ed elegante nascosto nell’ ombra davano tutta l’impressione di trovarsi in un film di Dick Tracy!
:-“ È libero?” – chiese l’elegante signore sbuffando una nuvola di fumo?
:-“ Si accomodi! Dove la porto?”
:-“ Lontano da qui!” – esclamò!
Vidi che stava per gettare la sigaretta e lo fermai in tempo informandolo che era possibile fumare a bordo. Mi ringraziò mostrandomi un sorriso accattivante .
Appena accomodatosi, forse per sdebitarsi del favore, mi offrì una sigaretta che accettai di buon grado. Una Jhon Player Special, pacchetto nero e iniziali dorate, ottime sigarette inglesi. Non contento tirò fuori dal taschino interno della giacca un Dupont e mi fece accendere, la fiamma fece risaltare il vistoso anello d’oro che portava al mignolo con una pietra rossa incastonata.
L’uomo emanava, oltre a un certo magnetismo, un profumo veramente gradevole e fui tentato di chiedergli la marca, ma tenni la richiesta per me.
:-“ Oh, Dave Brubeck – Take Five , la prego alzi il volume!” – mi chiese portando leggermente le braccia in aria schioccando le dita , mentre a tempo muoveva il capo con gli occhi chiusi.
Adoro quest’uomo, pensai. Finalmente qualcuno che fuma buone sigarette e ne capisce di musica! Fui ben lieto di accontentarlo e alzai il volume dell’autoradio gustandomi il pezzo del quartetto e il sapore della bionda.
Le luci sbiadite dei lampioni, il fumo denso, la musica, quel profumo inebriante…per un attimo mi sembrò di trovarmi a Chicago ai tempi di Al Capone, ci mancava solo che il mio cliente tirasse fuori un Thomson uno di quei tipici mitragliatori da gangster!
:-“ Sa cosa ci vorrebbe adesso?” – mi chiese il cliente come se mi stesse leggendo nel pensiero – “Un bel bicchiere di Wisky !”
:-“ Sarebbe fantastico! Se vuole posso offrirle un po’ di caffè caldo” – gli risposi – “Dovendo guidare non posso portarmi dietro super alcolici.” – continuai.
:-“ Il suo gentile invito mi costerà un altra sigaretta! Non riesco a non accenderne una dopo il caffè, anche se ho appena finito di fumare!” – mi rispose – “comunque si, accetto volentieri, in mancanza d’altro!”
Accostai la macchina appena mi fu possibile e bevemmo un caffè, come se fossimo amici di vecchia data.
:-“ Sa qual è la cosa veramente strana , egregio amico? Abbiamo già percorso qualche chilometro, fumato sigarette, ascoltato jazz , preso un caffè ma non so ancora dove la devo portare! Non l’ho mai vista prima ma mi sento in grande sintonia con lei, certo, da quello che posso osservare veniamo da mondi diversi, lei mi sembra un ricco uomo d’affari, colto e di mondo, dotato di buon gusto, io vengo dalla strada, non sono certo un benestante ma lei riesce a farmi sentire a mio agio!”
:-“ La devo correggere, buon uomo!” – mi rispose abbozzando un sorriso e guardandomi fisso negli occhi – “ Io vengo dalla strada esattamente come lei e per molto tempo ho dovuto ingoiare merda! Ho delle origini umilissime, mio padre, buon anima, era un contadino, si alzava alle quattro e mezza e lavorava la terra finché non faceva buio; mia madre ha perso la vista per fare lavori di sartoria. Sono figlio unico e per loro rappresentavo ogni speranza di riscatto, con enormi sacrifici mi mandarono a scuola, volevano farmi studiare, volevano che il loro unico figlio diventasse qualcuno, un dottore, uno di quelli che guardi dall’alto al basso con ammirazione . Frequentai le elementari e le medie con ottimi risultati, gli insegnanti dicevano che ero uno sveglio. Al liceo conobbi Armando “pugno di ferro” , un ripetente, bullo e rissaiolo, uno che con un pugno ti metteva KO. Non era grosso ma era agile e violento, essendo un ripetente era il più anziano della classe, fumava e si atteggiava come un adulto, uno spaccone. Nonostante tutto aveva la stoffa del leader e un seguito di ragazzini che lo emulavano. Se Armando si metteva in testa di bullizzare qualcuno gli altri gli andavano dietro. Un giorno un professore lo rimproverò aspramente davanti a tutta la classe, mettendolo in grande imbarazzo. Giurò vendetta e quella stessa giornata tagliò i copertoni della macchina del prof. Il giorno dopo, l’insegnante fu ancora più duro con lui, portò un sacchetto di ceci, li versò per terra e costrinse Armando a inginocchiarcisi sopra. Non so cosa mi spinse ad intervenire ma a quella vista urlai al professore che non era stato lui a compiere quel gesto ma degli adulti che avevo visto di sfuggita e che non ero in grado di identificare. Il professore mi credette e sospese la punizione di Armando. Da quel giorno diventammo grandi amici, anche se una parte di me era riluttante a certi suoi comportamenti. A scuola crebbe la mia popolarità, ero considerato il suo braccio destro, in modo inversamente proporzionale calò il mio rendimento scolastico così come la stima che i miei genitori avevano di me. Mi feci trascinare alla deriva. Non terminai gli studi. Armando apparteneva a una famiglia di delinquenti e senza accorgermene mi ritrovai invischiato in scommesse clandestine, sfruttamento della prostituzione, corruzione e chi più ne ha più ne metta. Ben presto mi ritrovai a guadagnare in un giorno quello che i miei genitori guadagnavano in un mese, fu un duro colpo, in pochi anni distrussi tutti i loro sacrifici fino a diventare ai loro occhi esclusivamente motivo di vergogna e mortificazione. Mio padre morì d’infarto, mia madre diceva crepacuore e pochi mesi dopo lo raggiunse togliendosi la vita.
Armando mi fu molto vicino e mi regalò una casa vicino alla sua. Gli affari negli anni si allargarono, e ci riempimmo le tasche all’inverosimile, frequentavamo salotti bene, le persone giuste, ho alloggiato nei migliori alberghi, avuto donne bellissime, viaggiato in prima classe con ostriche e champagne. Siamo entrati nel business degli stupefacenti e ora i soldi anziché contarli li pesiamo direttamente, per fare prima.”
Fece una piccola pausa, per prendere fiato e darmi il tempo di metabolizzare tutte quelle informazioni, era un fiume in piena.
Il taxi era denso di fumo e mi bruciavano quasi gli occhi. Volevo intervenire, fare domande , ma ero come imbambolato da quell’ammaliante oratore.
:-“ Sono diventato un signor “qualcuno” , nel nostro ambiente la gente mi guarda con rispetto. Mi sono macchiato di crimini indicibili per arrivare in alto, e più in alto salivo e più restavo solo, il rispetto è diventato paura, la fame di potere una droga. Il crimine paga? Sinceramente non mi sento la persona più adatta per dare una risposta a questa domanda ma le posso assicurare che il male possiede un enorme fascino al quale è difficile sottrarsi e una volta subito se ne resta schiavi. Perché le racconto tutto questo? Non lo so, forse sono dilaniato dai sensi di colpa, forse volevo fare colpo su di lei, mi ha sorpreso sentirmi dire che si sia sentito in sintonia con me ma allo stesso tempo il mio aspetto lo abbia fatto sentire “inferiore” , in tutta franchezza le posso rispondere che il valore di un uomo non si misura in ricchezza o in potere ma in opere buone.”
Rimasi in silenzio a fissarlo, adesso mi sembrava un uomo “piccolo”, un ragazzino capriccioso in calzoni corti con la gelatina nei capelli che fumava seduto sul retro del taxi.
^_^° credo che mi devo prendere un po’ di tempo e iniziare a leggere dall’inizio… però il tuo stile mi piace, complimenti
a presto
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Ti ringrazio tantissimo. Buona lettura, a presto, spero di farti passare del tempo piacevolmente in compagnia del mio amico Mario
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