Mi ero addormentato sul divano, con la cicca in bocca. La tv accesa ma a bassissimo volume, la luce spenta. I lampi illuminavano a giorno la stanza a intervalli. Pioveva veramente forte, mi piace il rumore della pioggia.

Rimasi seduto sul divano e spensi la televisione, volevo godermi lo scrosciare dell’acqua, accompagnato dai tuoni, nel silenzio più totale della casa. 

La stufa a pellet funzionava a pieno regime e , dio benedica chi l’ha inventata, potevo addormentarmi senza rischiare di restare al freddo, dovevo solo assicurarmi che il serbatoio fosse abbastanza pieno.

Accesi una sigaretta e restai immobile a crogiolarmi in quella calura accogliente, ogni tanto qualche tuono più forte degli altri faceva vibrare i vetri e quelle vibrazioni si propagavano nella stanza. 

Mi affacciai , era notte fonda, la pioggia aveva reso tutto più scuro, aveva donato nuova profondità e spessore al panorama. 

Nessuno uscirà con questa tempesta, pensai, guardai il taxi parcheggiato sotto casa e decisi di aspettare che la pioggia calasse di intensità prima di iniziare la mia giornata lavorativa. 

Preparai la moka con molta calma, più lentamente del solito, e quando uscì il caffè il mio naso pensò di impazzire, che profumo! 

Mi attaccai alla stufa, più sentivo la pioggia battere forte contro le finestre e più mi godevo il fatto di non essere a lavoro ma a casa in uno stato di quiete zen!

Vidi i libri buttati sul tavolino, romanzi gialli che dopo cena mi tenevano compagnia, senza pretese, a volte mi bastava sfogliare le pagine e sentire il profumo della carta per illudermi di trovarmi in un altro posto. 

I libri sono biglietti di prima classe per viaggiare con la testa. Altre volte diventano chiavi che aprono cassetti della memoria , alcuni chiusi da così tanto tempo che ne avevo perfino dimenticato l’esistenza.  

Ci sono vecchi libri che mi fanno tornare indietro nel tempo. Moby Dick per esempio. Mi basta leggere qualche parola per ritrovarmi immerso in un estate di tanti anni fa, riesco a percepire tutto: il bacio del sole, il profumo dell’erba, i canto dei grilli. 

Il terreno irregolare con le sue zolle di terra calda, dure ma friabili che quando le stringi in mano si sgretolano e diventano polvere.

Sconfinate campagne e campi arati. I nonni, la zappa del nonno col manico curvo e scheggiato, il matterello di nonna infarinato e liscio.

Avevo una casetta sull’albero , me l’ero costruita da solo con legname di fortuna! Ne ero orgogliosissimo. Passavo intere giornate in estate in quel rifugio e per evitare di arrampicarmi  avevo costruito una scaletta con vecchie funi e assi di legno; ogni volta che la usavo mi trasformavo in qualsiasi cosa: un pirata, un ladro, un avventuriero, un cowboy, ero chiunque mi venisse in mente ma mai ricordo di aver pensato di immaginare di essere un tassista! 

La pioggia cessò così come il mio tuffo nel passato. 

Era giunto il momento di mettersi a lavoro. Salii sul taxi e capii che in fondo nulla era cambiato, mi bastava aprire la portiera per trasformarmi in qualsiasi cosa: un avventuriero, un pilota, uno psicologo…